💣 Il Comune di Cerignola rischia il dissesto finanziario: è l’eredità lasciata dall’amministrazione sciolta per infiltrazioni mafiose ad ottobre scorso. Si spendevano soldi senza averli, per fare i gradassi. E ora resta un pesante fardello che, delinquenza a parte, condizionerà ulteriormente e pesantemente i prossimi 15 anni. Rischiamo la fine di Taranto.
🔎 La verifica del bilancio e dei conti comunali, pubblicata ieri dalla commissione prefettizia, è una sentenza indiscutibile e sconfortante di spese pazze senza buon senso né criterio di gestione. Sarebbe come se un padre di famiglia avesse venduto casa, mobili e tutto, per andare ogni giorno al ristorante: ha mangiato bene indubbiamente, ha ostentato, ma ora non sa dove andare a dormire. Ora la gestione commissariale dovrà attivare tutte le procedure di recupero, fin dove potrà, per evitare il peggio.
🧮 Si contano 73 milioni di euro di residui attivi, cioè crediti. Ma il problema è che c’è un buco di 17 milioni di euro di queste somme diventate di dubbia esigibilità. Cioè soldi che non sono stati riscossi, né mai lo saranno, ma che trionfalmente e follemente sono stati già spesi. Di questi 17 milioni, 5 vengono dall’ultimo riaccertamento di bilancio dei primi anni del sindaco “sciolto”, ma ben 12 saltano fuori oggi, a chiusura di quella triste esperienza.
🎁 Insomma, 12 milioni di euro di nuovo disavanzo, cioè eccedenze delle uscite rispetto alle entrate: sono legati alla mancata riscossione dei tributi maggiori (Tari, Imu, Tosap). Dal 2015, l’evasione e l’elusione aumentavano indisturbate, e ciò costerà ai cerignolani un debito da pagare per 15 anni a 790mila euro annui. E per fortuna che la legge non ci impone di pagare tutto subito, sennò saremmo spacciati. Che bello non far pagare le tasse a qualcuno e farselo amico. Tanto pagano gli altri. E in più, mentre pure Sia Srl falliva, ci si vantava di imprese mirabolanti qui e là, tra offese a chiunque manifestasse pensiero diverso.
👉🏻 Ma tutti i nodi vengono al pettine. Che si parli di infiltrazioni mafiose o di gestione scellerata e dissennata. Il futuro può essere anche peggiore: queste condizioni di bilancio spalancano le porte al dissesto finanziario dell’Ente, se già è stato prosciugato anche il fondo di riserva trovato nel 2015. E ciò significherebbe servizi azzerati, tasse alle stelle, niente mutui o assunzioni. Insomma l’immobilismo e la morte. Nero su bianco, questa è l’eredità lasciata da chi ancora sbraita.