«Circa il 50% degli italiani tra gli 11 e i 17 anni ha dichiarato di essere stato vittima di bullismo. Il fenomeno, di per sé preoccupante, riguarda in prevalenza le ragazze ma non risparmia certamente i ragazzi. È necessario non lasciare soli i più piccoli». Parte dai dati Istat 2020 l’analisi di Antonella Zuppa in vista della Giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, il 7 febbraio. Il dipartimento Tutela vittime di Fratelli d’Italia in Capitanata accende, così, i riflettori in occasione di domenica. L’11 febbraio poi si celebrerà il Safer Internet Day, giornata mondiale per la sicurezza in rete, promossa dalla Commissione Europea per far riflettere gli studenti sull’utilizzo consapevole degli strumenti tecnologici.
I RISCHI DELLA RETE | La giornata sul bullismo, istituita nel 2017, trova quest’anno una valenza particolare in questo periodo, a proposito di prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi sui loro coetanei, specie tramite la rete web. Se le ragazze risultano le più colpite, il fenomeno dilaga tra i minorenni, con l’invio di messaggi offensivi, insulti o foto umilianti tramite sms, mail, chat o social al solo scopo di umiliare la persona. «Ormai l’utilizzo dei cellulari e dei social è alla portata di tutti – osserva Zuppa, referente del dipartimento Fdi in provincia di Foggia – : bambini e ragazzini compresi. Lo stesso Istat ha rilevato che circa l’87.3% ne possiede uno e naviga in internet. Spesso nessun adulto controlla l’accesso alla rete e i minori si ritrovano soli ed esposti a pericoli».
TROPPA SOLITUDINE | In Italia, 1 ragazzo su 4 subisce bullismo o cyber-bullismo e l’età si sta sempre di più abbassando «Si parla addirittura bambini di 7 anni – denuncia la sanseverese, componente dell’Assemblea nazionale di Fratelli d’Italia – . Inoltre, le parole fanno male e feriscono tutti immaginiamo per dei bambini, tenendo conto che tutto è amplificato dato l’apporto del web. Se da un lato la scuola e i luoghi di aggregazione favoriscono il verificarsi di tali eventi (non dimentichiamoci delle babygang che seminano violenza e panico in tutte le città), dall’altro c’è la rete, luogo prediletto dai bulli». Quali, le cause? Innanzitutto il fallimento di una società che attacca, continuamente, la famiglia e le sue figure educative. «L’attuale pandemia, poi, e il relativo distanziamento sociale – prosegue Zuppa – hanno ampliato le ore trascorse in rete dai minori. È fondamentale che ritorni il dialogo tra genitori e figli. Meno social e più vita e confronto familiare. È importante, poi, che i ragazzi non vengano lasciati da soli; inoltre, ben vengano le attività di sensibilizzazione fatte nelle scuole e non solo. I minori hanno bisogno di essere tutelati e il compito spetta agli adulti e alle istituzioni».