CERIGNOLA – Un altro 28 aprile che per per la nostra città non vuol dire più niente. Eppure oggi ricorrono 515 anni dalla Battaglia di Cerignola, senza che né amministrazione comunale né associazioni se ne ricordino. Ricorrenza prestigiosa e reale storicamente, che aveva consegnato il Regno di Napoli agli Aragonesi nel 1503 e che dal 1993 dette anche il là al recupero del Borgo Antico, col sindaco Salvatore Tatarella e l’assessore alla Cultura Rossella Rinaldi. Franco Metta, che tanto scimmiotta l’illustre predecessore, se ne dimentica del tutto.
LA BATTAGLIA | Nel 1503 la Capitanata si trovò al centro di una disputa storica: I Francesi la volevano annessa agli Abruzzi, con cui condivideva interessi di pastorizia; gli Spagnoli sostenevano facesse parte della Puglia. In ballo, il pagamento dei dazi della transumanza, presso la Regia Dogana della mena delle Pecore, il Palazzo che a Foggia (Palazzo Dogana) oggi ospita la sede della Provincia. La disputa portò ad atti di guerriglia tra gli eserciti transalpino ed iberico. Alcuni sono frutto di invenzioni letterarie, come la Disfida di Barletta, narrata dal piemontese Massimo D’Azeglio nel suo “Ettore Fieramosca”. Altri sono reali, come lo scontro tra il duca Luis de Nemours e Consalvo da Cordoba, a Cerignola. O in quella parte periferica che non era ancora Cerignola, ma a ridosso della Terra Vecchia.
Il 27 aprile gli Spagnoli avevano lasciato la fortezza di Barletta, dormendo a Canne, diretti a Cerignola. Con loro, i Lanzichenecchi, fanti tedeschi. Guidati da Prospero Colonna, giunti il 28 aprile in zona San Martino, prepararono la battaglia, piazzando l’artiglieria in avanguardia sopraelevata e la cavalleria pesante nelle retrovie. Il duca di Nemours, che dormiva a Canosa, saputo dell’incursione si diresse a Cerignola, per difendere il territorio con un esercito meglio fornito per uomini e mezzi. Eppure dopo appena mezz’ora di guerriglia gli Spagnoli di Consalvo ebbero la meglio, accaparrandosi il Regno del Sud, in una dominazione che sarebbe durata fino all’unificazione d’Italia del 1861. Sterminati i Francesi, in quel quartiere che oggi, proprio per questo, porta il nome di Tomba dei Galli. Da questa storia, la vicenda di Andrea Cicchetto.
LE RIEVOCAZIONI | A recuperare la memoria storica e culturale dell’avvenimento, Rossella Rinaldi, che, dal 1994, in un eccellente esempio di sinergia con le scuole, dette inizio al corteo storico, ma anche e soprattutto alla valorizzazione della Terra Vecchia, da quel momento detta Borgo Antico. Generazioni di studenti ricordano i preparativi a scuola, tra costumi, giochi di strada, tutto all’insegna della rievocazione storica guardando al futuro. Pioggia di finanziamenti di fondi Cipe permisero il recupero strutturale ed urbanistico del centro storico, per pavimentazioni, edifici e strade.
L’ICONOCLASTIA | Le celebrazioni e l’attenzione al Borgo continuarono attraverso i 2 mandati di Tatarella (1993/97 e 1997/99). Rievocazione ed interventi di assestamento urbanistico seguirono nell’era del primo Antonio Giannatempo (2000/05). Ma un assessore di Matteo Valentino (2005/09) decise di cancellare l’evento: più per iconoclastia preconcetta della sinistra dell’epoca, che per reali ragioni. E così un evento storico realmente accaduto cadde nel dimenticatoio. Intanto la vicina Barletta faceva della Disfida, mai accaduta realmente se non in un libro, un evento culturale in grado di attrarre visitatori e turisti. Illuminazione e valorizzazione interna proseguirono con un’altra edizione anche del corteo nel secondo Giannatempo (2010/2015), con l’associazione Agorà che inventò la rassegna enogastronomica “Calici nel Borgo Antico”; intanto l’amministrazione immaginò anche una piazza di ingresso monumentale al Borgo Antico, abbattendo l’obsoleto e pericolante e fuori contesto Albergo Moderno. La scelta fu contesta aspramente da Metta che poi diventò sindaco dal 2015, e scimmiotta tanto le gesta di un inarrivabile (per caratura politica, morale e politica degli uomini) periodo tatarelliano, ma poi non ne sa continuare il percorso: si limita ad intitolargli un futuro palasport (che in realtà serve solo a giustificare varianti di varianti strane che verranno perchè così s’è deciso altrove). E il 28 aprile ed il Borgo Antico cadono nel dimenticatoio. In quello culturale ed in quello amministrativo. Restano le chiacchiere.