CERIGNOLA – Non intendiamo aderire alle proteste con bandiere e vessilli per non inquinarne l’efficacia, ma la posizione di Fratelli d’Italia, sulla costruzione di un supermercato e del palasport su 2 ettari della Scuola agraria, resta a difesa del buon senso e della didattica. Per quelle edificazioni il Comune di Cerignola sa dall’inizio di avere a disposizione altre soluzioni, puntualmente ignorate. Né ci appare chiaro ed inconfutabile che i terreni in questione fossero di proprietà dell’Ente comunale, che invece come propri li ha trattati, spianando poi la strada ad una serie di compravendite e di passaggi di mano anche dell’esecuzione dei lavori, argomento per gli organismi preposti.
TUTTI I PASSAGGI | Il Tribunale di Foggia, con sentenza in giudicato n. 1039 del 19 ottobre 1991 dichiarava il Comune proprietario del fabbricato dell’istituto “Giuseppe Pavoncelli”, lasciato in eredità dalla benefattrice Marianna Manfredi. A titolo enfiteutico l’Ente era invece dichiarato possessore dei fondi rustici della azienda agraria connessa.
Con la legge 23 del 1996, le scuole superiori passavano dai Comuni alle Province, con vincolo di destinazione d’uso ed oneri alle stesse Province. Nel 1999 una apposita convenzione tra Comune di Cerignola e Provincia di Foggia sanciva il passaggio del Pavoncelli in capo a Palazzo Dogana, comprendendo fabbricato e annessa azienda agricola, quei fondi rustici utilizzati da oltre un secolo e già richiamati dalla sentenza del 1991.
Puntando alla costruzione di un centro commerciale e, in permuta col privato esecutore, anche di un palasport, il sindaco Franco Metta con la delibera di Giunta 54/2017 inseriva nel piano di alienazione un ettaro (per il supermercato), precisando di esserne livellario, non proprietario.
Dei suoli dell’Agrario, anche un altro ettaro per la permuta veniva poi inserito nell’atto successivo, la delibera di Giunta 98/2017, con cui si finanziava l’opera per 1 milione e 830mila euro.
Il Consiglio comunale il 25 luglio con la delibera 25 dava di fatto seguito all’atto di Giunta 54/2017, inserendo la particella 94 nel piano di alienazioni.
Presto fatto, 3 giorni dopo partiva la gara per terreno e lavori per 1.506.500 euro, che il 3 ottobre vedeva, unica offerente, la Golden Planning Srl di Noci aggiudicarsi i lavori, di fatto eseguiti dalla Desa Srl, mentre la proprietà passava a fine anno alla Mega Holding Srl di Trani.
QUEI SUOLI TUTT’ALTRO CHE INUTILIZZATI | Più volte è stato ribadito come quei suoli presi di mira da Metta siano veri e propri laboratori al servizio di un istituto agrario invidiato in tutta la Capitanata, già depauperato dalla scelta del sindaco di ospitare un canile e sulla quale pende un ricorso al Tar.
L’amministrazione ha sempre minimizzato sull’utilità di quei suoli per la scuola, arrivando addirittura a dire che erano incolti e vuoti: falsissimo, anzi la sottrazione (da verficare quanto legittima per le ragioni già espresse) causerebbe anche diversi danni allo stesso Pavoncelli.
La particella 446 (parte dell’ex 9) usata per il canile era coltivata a grano duro, oggetto del programma di ricerca della Pro.SeMe Srl di Ragusa: era vuota al momento del sopralluogo, non perchè incolta, ma perchè il grano era già stato raccolto.
La 604 (parte della ex 94 frazionata chissà come dal Comune in veste di livellario) è un oliveto superintensivo sperimentale, finanziato dalla Regione Puglia, oggetto della ricerca dell’Università di Bari. Verrà distrutto per lasciare spazio al supermercato, in una zona che tra Lidl, Conad, Eurospin e Dok sarebbe anche l’ennesimo centro di grande distribuzione in poche strade.
La 579 (parte dell’ex 95) destinata a palazzetto ha portato all’estirpazione di 7 filari di vigneto a spalliera di uva di Troia, oltre a 10mila metri quadri coltivati a cece in convenzione con la bolognese Italconserve a cui l’Agrario vendeva il prodotto.
IN MEZZO, I CERIGNOLANI | Il braccio di ferro continua, tra blitz notturni della ditta, interventi della polizia, proteste, uscite autoritarie e mai autorevoli del sindaco. In mezzo, ancora una volta, i cerignolani, tra l’arroganza di voler procedere comunque senza pensare né contare i danni, con qualcosa che si sarebbe potuta realizzare altrove, ma, che per ragioni poco chiare, si sceglie di far lì per forza. Forse in prospettiva di futuri ed interessati stravolgimenti urbanistici.